Un uomo solo al servocomando

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Un uomo solo al servocomando

Ci sono stati disagi in città domenica per la partita? “Chi se ne frega”; come mai ha scelto di vendere il Politeama, contrariamente a quanto aveva sempre sostenuto? “Perché mi va”.

Queste sono le due ultime risposte del Sindaco di Como a domande su temi che interessano tutti i cittadini.

Sarebbe lungo e noioso elencare le altre numerose risposte insolenti e sprezzanti del Sindaco.

Bastano le ultime citate per comprendere in quali mani sia la città; l’arroganza dell’uomo solo al comando e il linguaggio spesso offensivo sono un pericolo per la democrazia e soprattutto impediscono e rendono vana qualsiasi possibile forma di confronto dialettico; se qualcuno osa tentarlo viene, nella migliore delle ipotesi, apostrofato come incompetente, ignorante (nel senso che ignora e quindi non può parlare) e come colui che pensa solo al suo orticello senza avere visione del futuro della città; insomma i genitori che si sono opposti alle chiusure dei nidi e delle scuole sono solo dei poveretti, intellettualmente parlando, che pensano solo ai loro comodi, i senza tetto sono fastidiosi esseri che creano problemi, la marginalità è una scocciatura e le periferie cosa pretendono, si accontentino di ciò che hanno; la città attrattiva, piena di luci natalizie che sembrano tanti baci Perugina, è solo la convalle e tutte le attenzioni devono essere circoscritte per non sprecare inutilmente tempo e risorse!

Questa visione fa paura non solo a chi vede nel Sindaco un “pericoloso accentratore” ma comincia a far temere anche molti che l’hanno votato.

Essere accentratore significa anche credere di essere il migliore, l’unico in grado di trovare le soluzioni migliori e di risolvere ogni problema; gli altri quindi tacciano ed evitino di esprimersi dicendo sciocchezze se non peggio.

La pretesa di non essere disturbato con inutili idee o pensieri altrui è rivolta non solo nei confronti della opposizione o di chi abbia idee diverse dalle sue, ma anche nei confronti del suo Staff; i poveri Consiglieri Comunali nelle limitatissime sedute consigliari non aprono quasi mai bocca, limitandosi a votare ciò che era già stato deciso; sono sicuramente degli alunni esemplari per educazione, rispetto e deferenza della altrui volontà, quella del capo.

Ma ciò che stupisce, o forse lascia attoniti è il silenzio perenne e perdurante degli assessori fra i quali vi sono anche persone di elevata cultura e competenza professionale.

Forse perchè distratto e poco attento non ho ricordo di interventi pubblici, di dichiarazioni rese ai media, di interviste rilasciate su temi e questioni attinenti ai rispettivi assessorati; un pensiero libero e autonomo da parte di qualche assessore è ad oggi una mera chimera; sono invece costanti e puntuali le presenze passive dei vari Assessori che di volta in volta accompagnano il capo in veste di portaborse e qualche volta anche di porta cappotto.

I cittadini magari sulle politiche educative e sociali, sul volontariato, sui diritti civili, sulle lotte alle mafie, sui lavori pubblici, sull’ambiente, sul decoro urbano avrebbero piacere di conoscere dalla bocca e dalle parole dei singoli assessori competenti e delegati sia il loro pensiero, sia cosa stia facendo l’Amministrazione e quali siano i progetti.

Viene il dubbio che anche agli assessori sia stato “suggerito” di non parlare con i media ai quali basta e avanza ciò che riferisce il Sindaco le cui parole non sono criticabili, smentibili essendo il “Verbo”.

Sarà pure una scelta politica ma che su qualsiasi tematica intervenga o possa intervenire sempre e solo il capo, pare una forzatura se non addirittura una costrizione non del tutto democratica che, se non viene accettata, comporta il rischio di estromissione come è avvenuto per i malcapitati Lombardi, Anselmi e Quagliarini.

In conclusione l’atteggiamento e il comportamento del Sindaco, a lungo andare, potranno avere l’effetto boomerang per cui finirà la sua corsa con il termine del mandato, senza rielezione.

Qualunque visione politica si abbia non è accettabile essere trattati come sudditi e non come cittadini.