Con il Milleproroghe (tipologia di decreti dal sapore incerto e preoccupante) è stata prorogata di un anno la fase della sperimentazione (cioè di incertezze e forti limitazioni) del decreto legislativo n. 62 del 2024, attuativo della legge n. 227 del 22 dicembre 2021.
Queste norme si presentano come il passaggio da un modello di assistenza alla cittadinanza con disabilità basato sull’offerta di servizi e prestazioni a un modello che pone i Progetti di vita delle persone con disabilità come elemento regolatore dell’intero sistema. Letto così appare come un avvio di percorso verso il Socialismo, ma…Viene usata l’espressione “Progetti di vita delle persone con disabilità” evitando la parola “indipendente” perché altrimenti sarebbero esclusi progetti che includano anche la vita in residenze protette (che ai nostri movimenti non piace proprio): troppo imbarazzante per i governi degli ultimi decenni dire agli imprenditori privati, dopo averli arricchiti con i contributi pubblici e delle singole famiglie alle loro strutture segreganti, che si va verso un sistema in cui loro avranno meno importanza e soprattutto meno guadagni.
Per evitare un surriscaldamento delle richieste e della forza contrattuale dei richiedenti è probabile che questa proroga sia molto funzionale e che, magari, non sarà l’ultima: darebbe il tempo al governo di modificare la legge a maggior favore degli imprenditori privati della sanità e dell’assistenza. Il decreto legislativo n. 62 del 2024 prevedeva una sperimentazione fino al 31 dicembre 2025 in sole nove province del Paese; e la proroga annunciata qualche settimana fa aggiunge undici province alla sperimentazione a partire dal 30 settembre 2025.
Alessandra Locatelli, che sa come convincere la famosa rana a restare ancora un po’ nella famosa pentola sul fornello acceso, afferma che “Il prolungamento della sperimentazione è un periodo che serve per oliare i numerosi ingranaggi interessati da novità radicali, valutare l’efficacia delle novità introdotte, ed eventualmente aggiustare il tiro se ce ne sarà bisogno“. E aggiunge: “Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna”. Parole, queste, che richiamano antiche pratiche non consensuali.
