di Nicoletta Moro
“Ora, la suocera di Pietro giaceva a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Avvicinatosi, le prese la mano e la fece alzare. La febbre la lasciò ed ella si mise a servirli”.
Marco, 1,30-31
Conosco bene l’esegesi di questo passo evengelico, il suo significato teologico, e non intendo discutere l’importanza della guarigione e dello stato di buona salute, soprattutto nel periodo che stiamo vivendo.
Però, ecco, tutte le volte – tante – in cui ho ascoltato o letto questo breve passo, non ho potuto non pensare a lei, alla suocera di Pietro. Una donna anziana, almeno per quei tempi, una vita spesa a servire le persone di famiglia, prima il padre e i fratelli, poi il marito e i figli, adesso il genero e i suoi amici.
Ha la febbre, è a letto; forse è stanca, forse il corpo le ha mandato un segnale, ha bisogno di qualche giorno di riposo, alle faccende può pensare qualcun altro. Certo, se non fa la sua parte, le altre donne di casa avranno del lavoro in più; questo pensiero la fa sentire in colpa, vorrebbe alzarsi, però la spossatezza è forte, e la febbre sembra essere capitata nel momento giusto. Le sembra strano essere a letto, la percezione del tempo, dello spazio, dei suoni è diversa dal solito, un altro mondo, un altro modo di guardare alle cose. Lei non è indispensabile, forse – che pensiero nuovo – potrebbe stare a letto un po’ di più anche gli altri giorni, quando sarà guarita. Basterà dire che non se la sente, che è stanca, che vuole riposare ancora, che le piace avere un po’ di tempo per pensare, che non è giusto lavorare tanto, fare sempre tutto di corsa, soddisfare i desideri di tutti. Sì, lo dirà, con gentilezza, con pazienza, con fermezza. Lo dice anche il Libro, non è bene che l’uomo sia solo, ha bisogno di una compagna, non di una serva però.
Intanto si godrà questi giorni di febbre; certo, pensare alla febbre come un regalo, un’occasione tutta per lei non è giusto, ma come si sta bene in questo letto, nel silenzio della camera, nella penombra …
La febbre la lasciò ed ella si mise a servirli.
Per tutte le donne che non si alzano e che non si sentono cattive compagne, cattive madri, cattive sorelle, cattive amiche.