E’ proprio vero che finché non sei dentro le cose, ti rendi conto solo dopo di come sono.
Il vero centro di Camerlata e Rebbio non sono i piazzali davanti al supermercato o una rotonda che dovrebbe essere una piazza con la Fontana e che il tempo ha ridotto ad altro.
Mi facevo domande su Santa Brigida a Camerlata e sulla caserma dei Carabinieri di Rebbio, un tempo sede del comune, ma chiaramente sbagliavo prospettiva.
Il vero centro di tutta la piana di Rebbio è il polo scolastico che comprende il Liceo Giovio, la scuola media Fogazzaro e la primaria di via Cuzzi. Questo mi ha fatto riflettere sull’idea di città policentrica che è un’idea su cui gli adulti si arrovellano, ma lo Stato a Como sud c’è eccome, il problema è che lo percepiscono (per fortuna!) i minorenni. L’Istituzione è quindi quella scolastica.
Per gli adulti è un po’ più complicato per questioni di varia natura, soprattutto perché i due centri storici sono uno profondamente decentrato, cioè a San Carpoforo, l’altro al centro dell’accesso viario verso est lungo la Varesina.
L’idea che manchi un “centro” fuori dalla convalle tuttavia è una questione vera. Se Albate mantiene la sua natura rionale ben codificata, lo sviluppo urbanistico dei quartieri di Camerlata e Rebbio durante gli anni del boom è certamente spuria, in parte alla crisi industriale, in parte alla mancanza di una zona realmente vivibile a passo d’uomo, che d’altro canto bisognerebbe anche capire perché dovrebbe esserlo.
Esempi non proprio perfetti di sviluppo rionale sono ben noti anche dalla cinematografia, con la piazzetta Pascarella in “Fame chimica” a Quarto Oggiaro, a Villaggio Coppola di Castel Volturno dove è ambientato Dogman di Matteo Garrone, raccontano come non deve essere lo sviluppo ghettizzante di un luogo moderno a valenza policentrica.
Certamente la natura di un quartiere non può essere calata dall’alto, ma sicuramente la pianificazione può fare in modo che un luogo possa essere vissuto, facendo sì che diventi appetibile starci e restarci. Non è necessario fare una Gibellina Vecchia in ogni città, ma certamente la dimensione estetica che mira al bello, deve essere chiaramente riconoscibile da tutti.