La guerra cui stiamo assistendo è inaccettabile e inqualificabile, da condannare senza se e senza ma.
Ogni persona dotata di giudizio chiede che venga fermata, anche garantendo il ritiro delle truppe russe, composte per lo più di giovani di leva, alcuni diventati effettivi pur di avere un minimo salario e, quindi, essi stessi vittime della guerra che sono stati mandati a combattere senza neppure poterne comprendere il perché.
La situazione esige una scelta politica che l’intera comunità mondiale deve sostenere: la via realisticamente percorribile è che l’Ucraina assuma l’impegno alla neutralità a fronte del definitivo ritiro delle truppe occupanti. Resterà la responsabilità dell’aggressore di far fronte alle conseguenze economiche e sociali e ai suoi costi, tema all’orizzonte e fino ad oggi eluso.
Vista la determinazione, comprensibile e legittima, degli ucraini di volersi difendere e resistere contro l’invasione, una risposta positiva alla richiesta di fornitura di armi appare giustificabile. È tema che si pone ogni qual volta i cittadini difendono le proprie case e le proprie radici. Il non farlo potrebbe risultare un rinforzo dell’aggressore.
L’urgenza di fermare questa nuova “inutile strage” e la violenza dell’invasore impongono di percorrere con determinazione e lealtà la sola via disponibile, quella della trattativa diplomatica, con l’obiettivo di facilitare gli accordi territoriali possibili che, come abbiamo detto, prevedano la neutralità dell’Ucraina garantita dalla presenza delle Nazioni Unite.
Non reputiamo in alcun modo legittima una nostra partecipazione a una guerra in quanto membri della Nato. Non è, infatti, verosimile che per questa via possano trionfare democrazia e giustizia e si ristabiliscano gli equilibri mondiali. L’ombra incombente di una guerra mondiale dalle conseguenze catastrofiche e devastanti impone equilibrio e sapiente prudenza.
Osserviamo, infine, che il rifiuto della guerra è posizione condivisa dai cittadini delle democrazie occidentali indipendentemente deal loro credo politico. La strada della pace coincide con quella della democrazia, del dialogo tra diversi, della gestione trasparente delle istituzioni,
dell’informazione libera e critica, del controllo del potere da parte di istituzioni elette e trasparenti.
Ogni persona impegnata a realizzare gli spazi della democrazia costruisce la pace.