Lunedì scorso in consiglio comunale si è sentita citare più volte la parola martire riferita a Don Roberto Malgesini. Si stava discutendo la mozione volta a dedicare uno spazio cittadino alla memoria del religioso efferatamente ucciso a settembre. Il sentire questa parola dalla bocca di alcuni consiglieri ha provocato a molti un certo senso di fastidio. La riflessione deve essere necessariamente non superficiale.
Il martire è colui che subisce pene corporali fino alla morte a causa del professare la propria fede in un ambiente ostile alla fede stessa. Per Don Roberto è stato diverso. Non è stato ucciso a causa del suo operato cristiano. La persona che l’ha ucciso non lo ha fatto perché aveva qualcosa contro la fede cristiana o contro l’operato di Don Roberto ma per motivi che da essa esulano per sua stessa ammissione.
Quel che invece coincide con la definizione di martire in questa vicenda è l’ambiente in cui operava Don Roberto. Le cronache anche politiche degli ultimi anni non si sono certo distinte per la vicinanza dell’attuale amministrazione ai bisognosi, persone di cui si occupava Don Roberto. In particolare l’ostilità si è palesata anche proprio nei luoghi in cui operava abitualmente Don Roberto (Piazza San Rocco) se pensiamo al taglio degli alberi, alle panche rimosse, alla fontana disattivata. La stessa ostilità è sempre stata palese, anche, nei confronti dell’operato di Don Roberto stesso. Ricordiamo l’episodio dei volontari del suo gruppo allontanati dal sagrato di san Francesco sotto la minaccia di una multa in virtù dell’ordinanza natalizia antiaccattonaggio del Sindaco Landriscina.
Questo ambiente ostile è fatto, purtroppo, da sempre più comaschi che esternano giornalmente odio e intolleranza nei social, sulle strade e sulle piazze ma anche dalla attuale amministrazione comunale. Un’amministrazione, quella di centro-destra, che ha messo in essere comportamenti ostili, lunghi silenzi o astensioni a tutta una serie di atti importanti per quelle categorie di persone che prendono più generalmente il nome di bisognosi. A questa spinta ideologica sono stati travolti, anche, tutti coloro che aiutano, danno una mano e si mettono al servizio della comunità cittadina, ivi compreso Don Roberto.
Per questi motivi che molti, come me, hanno provato fastidio, hanno visto realizzarsi l’ipocrisia politica sentendo lodare, celebrare, con l’appellativo di martire, Don Roberto. L’ipocrisia di coloro che sono sempre stati opposti agli atti che oggi lodano nell’azione di Don Roberto. Questa è la faccia più cruda dell’ipocrisia politica perpetuata da certi consiglieri di maggioranza, da alcuni di minoranza e dallo stesso sindaco di Como.