Sui media rimbalza l’ipotesi che il comune di COMO possa chiudere uno dei suoi nidi, nel quartiere del quartiere di LORA.
Su questo tema non ci possono essere mediazioni: la tutela della natalità e dell’infanzia e il sostegno di donne madri poste nell’alternativa tra un figlio e il lavoro sono punti irrinunciabili per attuare il pieno diritto alla “cittadinanza” che CIVITAS pone come parola d’ordine del suo impegno culturale e politico.
Anche in questo caso ci sono precise scelte e responsabilità politiche di una Giunta che in questi due anni ha ridotto allo stremo diversi servizi: nel caso dei nidi sono da tempo esaurite le graduatorie cui attingere per assumere nuovo personale e far fronte al turn-over e alle esigenze organizzative. Ma nessuna selezione è stata avviata.
Sostenere la genitorialità
L’impegno di cura e i costi per far crescere i figli in modo adeguato sono, per una certa diffusa discultura, questioni private. Solo l’iscrizione e la frequenza alla scuola dell’obbligo sono gratuiti, non i costi accessori.
L’essere genitori, quindi, resta un lusso, un azzardo o un gesto di coraggio e di speranza.
Anche la perdurante discriminazione che una distorta cultura del lavoro opera nei confronti delle donne che non rinunciano alla maternità si è aggravata con la precarizzazione dei rapporti di lavoro voluta da logiche di mercato sempre più ciniche.
Nel mondo dominato dall’idolatria individualista e capitalista non c’è spazio di investimento di tempo, né di risorse per la crescita armonica, curata e ricca di stimoli di un bambino. Chi lo fa, a proprie spese, “regala” alla società buoni cittadini, competenze umane e sociali che concorreranno a rendere migliore la società. Chi non ce la fa, invece, prepara un conto salato che la collettività sarà chiamata a pagare quando si dovrà misurare con gli esiti problematici di infanzie trascurate o abbandonate.
Non dovrebbe essere difficile capire che un bilancio sociale onesto non si regge su logiche aziendaliste, non si esaurisce nell’equilibrio tra costi e ricavi, non chiede che ogni comparto trovi in sé tutte le risorse necessarie. La voce “attiva” della sanità solidale del nostro paese, ad esempio, è al di fuori del comparto sanitario, è nei luoghi in cui le persone mantenute o rimesse in salute operano e producono beni o servizi. Altrettanto si può dire per la scuola: l’ investimento nella scuola si concretizza nella formazione di cittadini consapevoli, acculturati e responsabili, capaci di avviare spazi di ricerca e di mettere a disposizione saperi a beneficio di tutti.
In modo “stonato” nella nostra città abbiamo spesso sentito accostare il termine “buco” alle risorse stanziate per i nidi comunali che tutti sanno essere esperienze di alta qualità, esito di investimenti sapienti dei decenni passati. Sentirne parlare con una ristretta logica settoriale fa rimpiangere la lungimirante intelligenza di quegli anni.
Lavorare nei nidi
Nei nidi comunali operano 89 educatrici e circa 160 addetti ai servizi: il loro lavoro non è un “costo” da tagliare. Si tratta di un lavoro al servizio della collettività intera, che permette ai genitori di essere al lavoro e ai bambini di vivere esperienze educative stimolanti e arricchenti la loro crescita individuale e sociale.
Che senso ha sentirsi dire che le scelte sarebbero determinate dal fatto che gli “utenti” potenziali in quel quartiere sembrano pochi proprio nel momento in cui questi settori andrebbero addirittura implementati, così come ogni forma di sostegno al benessere psicologico alla sicurezza delle persone? Non è, piuttosto, urgente mettere a disposizione servizi e risorse, di cui c’è enorme bisogno, per un territorio più ampio che vada al di là dei confini comunali?
Neppure ha senso invocare l’affidamento ai “privati” che pure, là dove non è arrivata l’iniziativa pubblica, svolgono una necessaria supplenza. Va smascherata la scelta ipocrita di abbandonare a se stesse le famiglie (con rette più alte come mediamente accade nei nidi privati) e disinteressarsi della sorte del personale (che svolgerà lo stesso lavoro per imprese che faranno economie pagando meno questo delicato lavoro), inseguendo scelte già operate in molti settori, compresa la sanità, con l’appalto di molte prestazioni, anche qualificate, a cooperative (fiorite a dismisura negli ultimi anni) con grave danno sulla remunerazione degli operatori e sulla qualità delle prestazioni.
Nidi gratis in Lombardia?
Nell’anno educativo 2016-17 i nidi comunali di Como hanno accolto 690 bambini con costo complessivo di € 4.806.940 di cui:
– € 1.088.728 da entrate da rette pagate dai genitori con ISEE superiore a 20.000€
– € 3.433.787 da fondi comunali
– € 284.425 dal contributo di Regione Lombardia destinato alla copertura, per 218 bambini, delle rette che altrimenti sarebbero state in capo a famiglie con un ISEE inferiore a 20.000€
In valori percentuali, quindi, i costi sono stati coperti
– per il 22,7% da entrate da rette pagate dai soli genitori con ISEE superiore a 20.000€
– per il 71,4 % da fondi comunali
– per il 5,9 % dal contributo di Regione Lombardia destinato alla copertura di 218 rette in capo a famiglie con un ISEE inferiore a 20,000
La Regione si è quindi fatta carico solo delle rette già fortemente ridotte di alcune famiglie (ISEE inferiore a 20,000€) preventivamente congelate.
Riferendoci ai soli 218 bambini ammessi ai “nidi gratis” la Regione ha, quindi, contribuito per una quota minima del 18,6 %.
Chi fruisce dei nidi “gratis” ringrazi il Comune di Como e non la Regione che, indecentemente, se ne fa vanto come nel programma per le ultime regionali (pag. 78) dove leggiamo: “Regione Lombardia, nella passata Legislatura, ha garantito la misura “Nidi gratis” a 15mila famiglie” !!
Diritti ed equità
Ha accesso a questo “ulteriore aiuto” regionale, che azzera una retta già fortemente ridotta dall’intervento comunale, chi ha un ISEE inferiore alla soglia dei 20.000 €.
Si tratta di una soglia netta, senza alcuna progressività, prevista invece nelle rette comunali a favore delle fasce deboli.
La discontinuità introdotta (fino a 20.000€ non si paga nulla e poi “si salta” bruscamente a centinaia di euro al mese) è evidentemente assurda e penalizza chi sta al di sopra della soglia: lo “scarto” è enorme e assume le caratteristiche di un vero e proprio “affronto” per coloro che superano per pochi euro tale soglia.
Il sistema introdotto è, quindi, palesemente iniquo, fortemente penalizzante per la fascia dei redditi medi e genera una evidente disparità di trattamento tra i cittadini, con tanto di beffa per coloro che, pagando onestamente le tasse, concorrono ai servizi per tutti.
I prossimi mesi ci vedranno impegnati sia nella salvaguardia di questo servizio sia nella denuncia di ogni forma di iniquità e disparità tra cittadini.
Il nostro obiettivo è di ottenere nidi gratis per tutti i bambini i cui genitori sono entrambe occupati in un lavoro, con oneri a carico del governo regionale, come scritto nel programma elettorale di Fontana (pag. 78). Qualora ciò non rimanesse solo una delle tante promesse elettorali, i posti disponibili nel capoluogo si rivelerebbero preziosissimi per chi, abitando altrove, lavora in città e oggi non accede a questo servizio per la retta proibitiva, che è quella massima, a motivo dell’indisponibilità delle amministrazioni comunali dei comuni di residenza a condividere parte dei costi.
Guardiamo avanti e costruiamo luoghi in cui è bello vivere !!