I “Piani di Zona” assicurano ai cittadini di un territorio una risposta omogena ai bisogni sociali per garantire uguali servizi alle stesse condizioni (altrimenti impossibili nei comuni più piccoli). Il Comune di Como è capofila di un insieme di 24 comuni. I residenti in Como sono il 59% dell’intero ambito.
L’Ufficio di Coordinamento cura la ripartizione dei fondi regionali/statali, la vigilanza sulle unità d’offerta sociale del territorio, l’erogazione di servizi e contributi sociali, la gestione della Tutela Minori e dell’Affido (su delega dei Comuni), lo Sportello Bonus Famiglia, l’accesso al Reddito di Inclusione (REI). Promuove, istituisce, presiede e coordina tavoli tecnici tematici relativi alle Disabilità, ai Minori, agli Anziani, all’Immigrazione e alla Solidarietà Sociale.
L’ufficio di Piano dell’ambito di Como si trova presso gli uffici del Comune di Como ed è diretto dal dirigente del settore politiche sociali del capoluogo. Per quasi un decennio le limitazioni, in questi ultimi due anni venute meno in buona parte, hanno impedito nuove assunzioni e i pensionamenti hanno ridotto al lumicino le risorse umane disponibili anche nell’ufficio di Piano, il cui adeguamento era stato indicato nel piano occupazionale messo a punto dalla precedente amministrazione.
L’attuale assessore ai servizi sociali del Comune di Como, on. Alessandra Locatelli, nell’esercizio della sua Delega al Piano di Zona, senza che ciò fosse previsto nel Programma di mandato del Sindaco o nel “Documento unico di Programmazione per il triennio 2018-2020”, il 18 maggio u.s. nell’assemblea dei Sindaci del Piano di Zona, esprimeva il proprio voto favorevole alla costituzione di un’Azienda speciale Consortile per l’affidamento dei servizi sociali e le funzioni dell’ufficio di piano, aderendo a un progetto di esternalizzazione della gestione dei servizi!
Nel verbale dell’assemblea dei sindaci del Piano di Zona del 1 marzo 2018 si legge che “la Giunta (del P.d.Z. presieduta da Locatelli, n.d.r.) ha preso atto dell’impossibilità del Comune di Como di continuare a gestire l’Ufficio di piano”: con questa affermazione l’assessore riconosceva in modo indiscutibile la propria incapacità di assumere le iniziative necessarie e urgenti per mantenere negli uffici del Comune capoluogo servizi essenziali per i cittadini vulnerabili, con distrazione di parte dei fondi, destinati ai servizi, per l’istituzione e il mantenimento di una “nuova” inutile struttura, con dispersione di competenze ed esperienze maturate nei decenni.
Nel medesimo verbale si trova scritto che “l’ufficio di Piano non ha risorse umane sufficienti e con le professionalità necessarie per far fronte alle diverse e sempre più numerose competenze attribuitegli, ma un potenziamento appare impossibile a causa delle preclusioni imposte da normativa e scelte politiche del Comune di Como”, e ciò conferma quanto sopra osservato.
L’assessore ha pedissequamente assecondato chi da tempo spinge per la costituzione di un’Azienda speciale.
Peccato che tutto ciò omette di considerare e valutare il fatto che la Corte dei Conti (del. n. 514/2012.Sez. contr. Lombardia) avrebbe definitivamente escluso tale possibilità: lo ha fatto rispondendo a una precisa richiesta di chiarimenti inviata da un Comune riguardante esattamente la possibilità di istituire un’azienda speciale consortile per lo svolgimento di funzioni sociali, assistenziali, educative e socio-sanitarie, negando non solo la possibilità di costituire un nuovo ente o organismo comunque denominato, ma anche l’eventualità di una nuova partecipazione, ritenendo anche questa seconda ipotesi in contrasto con la volontà del legislatore di non incrementare la presenza degli Enti Locali in enti e organismi (comma 6 dell’articolo 9 del D.L. n. 95/2012), ma, altresì, di ridurla sensibilmente (comma 1). Questo orientamento è stato ribadito dalle deliberazioni N. 22/2013 della Corte di Conti, sezione di controllo per la regione Emila-Romagna e N.48/2013 della della Corte di Conti, sezione di controllo per la Regione a Sardegna.
A questo punto, stante l’orientamento univoco della Corte dei Conti, è più che legittimo e fondato chiedere perché sia stato commissionato ad un Professionista uno studio per costituire qualcosa che le citate deliberazioni escludono si possa fare e come mai il Professionista non abbia, quantomeno, evidenziato dubbi sulla correttezza giuridica della scelta operata dalla Amministrazione.