Negli ultimi giorni l’attenzione della cronaca ha toccato la discussione della mancata intitolazione ad Alida Valli.
La mozione presentata è giunta in Consiglio Comunale a tamponare i tempi vuoti tra le domande e la discussione generale sul nuovo regolamento cimiteriale.
Erano praticamente centotrent’anni che non veniva rinnovato il regolamento ed era chiaro che fosse necessario farlo quanto prima.
Ed era a chiaro a tutti che ci sarebbero stati tempi morti, viste le numerose domande presentate dai consiglieri a cui non si sarebbe potuto rispondere seduta stante.
Tra i vari quesiti c’era anche il mio: ho posto una questione non inerente direttamente al regolamento, ma al tema della sepoltura; domande a cui l’assessore Pettignano ha risposto con la nota degli uffici.
Della sepoltura delle persone indigenti se ne occupa il comune eppure lo fa con moderne bare di cellulosa.
Moderne ed ecologiche, ma pur sempre di cartone.
Così è stato riferito.
Di fronte ad una pratica assolutamente legale, ma evidentemente poco dignitosa, non c’è stata una parola a riguardo.
L’interesse dell’opinione pubblica era altrove. L’indignazione era per altro.
Nel 2016 era emersa questa criticità, poiché la scorta di bare era esaurita e allora gli uffici non avevano pensato a comprarne di nuove finché non si era presentato il problema.
La soluzione temporanea era stata quella di adottare le bare in cellulosa.
Le bare di cartone da soluzione temporanea sono diventate la soluzione dell’amministrazione Landriscina.
Chi vorrebbe una bara di cartone per sé o per un proprio caro?
Qualcuno sì magari, molti no.
Ma la domanda è un’altra: una persona povera si merita una bara di cartone?
Le bare in cellulosa sono economiche ed è chiaro perché sono state acquistate per farne scorta per gli indigenti.
Di fronte a questo nessuno nei giorni scorsi si è scandalizzato.
Eppure c’è stato il tempo per farlo per la mancata attribuzione di un luogo che attende almeno dal 2004 una vera sistemazione e che ad oggi, anno dedicato alle celebrazioni di Giuseppe Terragni.
Il tema della mozione su Alida Valli viene da una parte politica che voleva strumentalizzare la vicenda e farne l’ennesima bandiera per marcare il territorio, non a caso vicino al Monumento ai Caduti. Il tema era quello dell’esodo dall’Istria.
I luoghi della città sono limitati: lo abbiamo visto con il monumento per i morti di Covid dello scultore Cimarosti. Gli spazi rimasti liberi sono poco e vanno usati per cose davvero importanti per la città. Oppure per dare nuova dignità ai luoghi abbandonati.
Se si vuole davvero dare dignità al dramma della diaspora giuliano-dalmata Como con il suo passato può fare molto di più che dedicare una porzione del suo lungolago ad un’attrice.
Ricordiamo che per secoli la nostra città ha vissuto in comunione di fede con Aquileia e l’Istria all’interno del patriarcato dell’omonima città.
La figura del vescovo Agrippino, il tredicesimo della diocesi, fu una figura emblematica del rapporto tra Como e Aquileia.
Ricordiamoci che fino al Concilio di Trento il rito cattolico a Como era quello patriarchino, lo stesso del Litorale.
Non dimentichiamo che i nostri comballi sono l’evoluzione della nave liburna, come ha spesso ricordato Giorgio Luraschi. La liburna romana, presente anche sulla Colonna Traiana come nave delle legioni, era originariamente la nave tipica del Quarnaro.
Como ha tanti motivi storici per ricordare il suo legame con quelle terre e questi andrebbero valorizzati.