Del tutto secondaria, alle note vicende dell’ordinanza anti-accattonaggio, è la realizzazione nei pressi dell’autosilo di Val Mulini di un muro per impedire a senzatetto, per lo più stranieri, di dormire in tale luogo. La spesa è stata di circa 20.000 Euro e, la realizzazione, è terminata nei giorni scorsi. Anche in questo caso si è scatenato un fiume di polemiche sulla qualità dell’intervento e sulle modalità con cui esso si interfaccia nelle dinamiche di una città che , a tutti gli effetti, sta vivendo un nuovo inverno delle politiche sociali.
Il pensiero che, impedire ai senzatetto di dormire sotto l’autosilo, sia risolutivo di un problema molto più ampio e articolato, è, a mio personale avviso, una condotta, quantomeno ingenua se non pericolosa.
È ingenuo pesare che impedire il bivacco in un luogo sia risolutivo di una situazione che, necessita, di molteplici azioni più serie e organizzate con tutti gli attori della scena socio-solidale della città.
È pericoloso perché si sfida oltremodo la disperazione dei senzatetto, che, ora non hanno più nemmeno quel luogo dove trovare riparo.
Non sono lontani i ricordi di quanto la disperazione, anche a Como, può tradursi in tragedia: tra tutti il tragico epilogo della storia di Faycal Haitot che nella disperazione da fuoco a casa sua suicidandosi con i suoi 4 figli. È successo solo tre mesi fa, di facile comprensione è il pericolo di approcciarsi ai problemi senza comprensione alcuna e nella falsa convinzione di un ripristino di legalità e sicurezza.
Fino a che punto siamo disposti a stressare il tessuto sociale dei disperati di questa città? Siamo sicuri che, a fronte di una logica basata sulla sola pancia della gente, fare i muri, sia la soluzione più idonea e più coerente?
Non voglio in alcun modo dire che la situazione di Val Mulini non fosse da sanare, ma, la soluzione non è questa se non nella misura in cui non vogliamo davvero risolvere qualcosa. Oggi restituiamo alla società un luogo vuoto con un muro spinato e, al di là di esso, vi è solo del buio. Il buio di idee, sistemi e capacità umane nel raccoglie le problematiche dei senzatetto e tradurle in una risposta che faccia onore al quel senso di civiltà che ci vantiamo di avere.
Usciamo dal buio della retorica, della pancia e di visioni miopi solo investendo oggi su interventi d’inclusione che mirino alla restituzione dell’autonomia della persone.
Vi lascio il murales di Brasky nella bidonvill a Calais (Francia) che ritrae Steve Jobs. Anche lui era un immigrato. Prova a pensare a quanto l’umanità intera avrebbe potuto perdere se, di fronte al cammino di questo grande uomo, ci fossero state ordinanze o muri che qualcuno vuole venderci come un vanto. Buio.