Appunti di vita quotidiana

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Appunti di vita quotidiana

Salve a tutti, ho appena letto le considerazioni relative all’evento organizzato a villa Erba dalla ministra Locatelli, al quale ammetto di non essere stato presente (chi mi conosce sa che ho una disabilità visiva dalla nascita a causa di un’ipovisione), per impegni lavorativi, per cui non sono in grado di esprimere un mio pensiero al riguardo, ma approfitto comunque per proporre alcune riflessioni relative alla vita quotidiana e non, di chi come me, vive la disabilità:
1) nonostante abbiamo oltrepassato il famoso 2001 odissea nello spazio da qualche lustro, vige ancora un’idea del disabile in quanto eterno bambino che necessita perennemente di essere accudito e rappresentato in ogni singolo gesto, basti pensare a genitori di diversamente abili in grado comunque di ragionare e porsi al mondo autonomamente, che parlano al loro posto durante visite mediche, stipule di contratti, e finanche attività artistiche se non addirittura ricreative;

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2) i mezzi di informazione in questo contesto, esprimono a tutt’oggi, un atteggiamento dannosissimo nei confronti del processo di conquista di un’indipendenza personale, che sarebbe cosa normalissima e non da approdo su Marte; avete notato quanti programmi televisivi invitano disabili che eccellono in un’attività (spesso musicale), esaltandone con malcelato pietismo la bravura in quel contesto, “nonostante “ la disabilità, concepita come sfortuna e castigo divino? Avete notato come questi presunti sfortunati fenomeni sono sempre accompagnati da normodotati che li rappresentano in tutto e per tutto e che non fanno quasi mai aprire bocca agli interessati? Il festival di Sanremo ne è stato solo l’ultimo esempio in ordine di tempo;
3) noi disabili siamo per lo più persone normali, come tutti, solo che abbiamo magari uno o più sensi, o una o più parti del corpo, che non funzionano come dovrebbero, e vabbè, ce ne facciamo una ragione, che dobbiamo fare… ma con i giusti adeguamenti (accessibilità, sicurezza, e un minimo di apertura mentale), riusciamo a condurre una vita piena, però, oltre a ciò che ho espresso nei punti 1 e 2, ci sono un altro paio di situazioni che urgono chiarificazione;

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4) I contesti cittadini sono, oltre che inaccessibili, soprattutto pericolosi. Strutturalmente vi sono ancora molte barriere architettoniche che minano, non solo l’autonomia delle persone con disabilità, ma la loro stessa sicurezza e vita, e la tanto decantata transizione ecologica, se non supportata da mezzi adeguati (vedi semafori sonori inesistenti), rischia di essere pericolosissima. L’auto elettrica che non produce rumore, non è ovviamente individuabile dal cieco che sta attraversando la strada, causando un pericolo di morte, per non parlare dei monopattini e delle biciclette truccate;
5) l’inciviltà della gente comune è aumentata, e spesso l’atteggiamento talvolta superficiale e distratto, talvolta menefreghista e prepotente di molti cittadini, aumenta i pericoli, ed in tutto questo lo stato è assente, qui a Como ad esempio i vigili, a fronte di segnalazioni di parcheggi impropri, non intervengono mai.
Quindi non c’è inclusione se prima non si lavora sull’auto determinazione, sull’accessibilità e sulla sicurezza, unitamente ad un regime sanzionatorio serio ed altamente repressivo nei confronti di chi mette in pericolo la sicurezza altrui, soprattutto delle categorie, rese più fragili, da una politica che guarda solo alla maggioranza composta da “normodotati “.

Domenico Cataldo