Uno degli aspetti curiosi della narrazione della corrente pandemia, è come la Stampa abbia portato all’attenzione del grande pubblico alcuni argomenti prima confinati solo tra gli “addetti ai lavori”, come le citochine, e la loro funzione nel sistema immunitario.
Con una grandissima semplificazione, le citochine sono delle piccole proteine attraverso cui cellule di diversi apparati dialogano tra loro, in modo che l’organismo risponda in modo coordinato ad uno stimolo. Le citochine più studiate sono le interleuchine (IL), ognuna corredata di un numero identificativo (ad es. IL-1), ed una funzione particolare. Esistono citochine pro-infiammatorie, antinfiammatorie ed altre dedicate ad altre funzioni, come coordinare la risposta immune ad un germe.
Nelle prime concitate e disperate settimane di pandemia in Italia, era saltato agli onori della cronaca (e della speranza) il Tocilizumab, farmaco specifico contro l’interleuchina-6, sospettata di scatenare e sostenere la tempesta citochinica, che possiamo definire una risposta esplosiva sregolata del sistema immunitario, nefasta per la vita del malato. Mentre sono in corso studi per conoscere a fondo la tempesta citochinica COVID-19, sembra evidente che l’ IL-6 ne sia effettivamente protagonista, sostenendo l’infiammazione e attivando l’endotelio (il rivestimento interno dei vasi sanguigni), favorendo quindi la coagulazione e diffondendo ancora di più l’infiammazione nel corpo, con anche forti danni ai polmoni(1). In più SARS-CoV-2 infetta direttamente l’endotelio, aumentando ancora il rischio coagulativo(2).
Nei precedenti scritti, si era più volte evidenziato la correlazione tra inquinamento atmosferico e malattie cardiovascolari, ma l’occasione permette di indagare più a fondo questa correlazione.
L’ inquinamento atmosferico concorre nel 74% dei decessi per cause cardiovascolari in Europa, e studi clinici hanno correlato positivamente l’esposizione alle PM2,5 e gli esausti del diesel alla disfunzione endoteliale, anche peggiorando condizioni già caratterizzate da facilità coagulativa, come obesità e diabete(3). Altri studi suggeriscono un ruolo degli inquinanti sia direttamente sulle piastrine, rendendo più facile la loro coagulazione, sia indirettamente tramite l’aumento della produzione di IL-6(4).
Il ruolo dell’inquinamento nella letalità di COVID-19 sembra delinearsi in modo univoco: in Italia le provincie in cui negli ultimi quattro anni si è avuto maggior concentrazione di inquinanti atomosferici, hanno avuto la maggiore percentuale di decessi in corso di pandemia. La ragione sarebbe legata alla capacità degli inquinanti, come le PM2,5 ed NO2, di aumentare i livelli di IL-6 ed IL-8, facendo trovare a SARS-CoV-2 una situazione in cui scatenare, senza fatica, una tempesta citochinica(5, 6). Anche una analisi americana(7) ha portato a risultati simili.
In parole povere, più alti sono i livelli di inquinanti atmosferici, maggiore è una infiammazione diffusa dell’organismo che rimane sotto traccia, ma è pronta a palesarsi con ictus, infarti, oppure, se capita di incontrare un virus come SARS-CoV-2, con gli aspetti drammatici che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi.
Come si può ridurre questa infiammazione? Pur non essendoci un preciso vademecum, possiamo trovare qualche suggestione in un Lavoro di cui avevamo parlato precedentemente: passare regolarmente del tempo in zone a ridotto inquinamento, migliora gli indici di benessere cardiovascolare.
E’ quindi evidente che il mantenimento e la creazione di nuove aree a ridotto livello di inquinanti atmosferici, come ad esempio un Parco, facilmente fruibile dalla cittadinanza ove si possa, letteralmente, ridurre i livelli delle interleuchine (o più semplicemente, respirare aria pulita) è oramai da considerare un adempimento di Sanità Pubblica.
E invece si continua, a livello politico, ad usare le aree verdi come una zona in cui, al bisogno (in primis elettorale) farci passare dentro una strada trafficata, come nel caso della “Canturina Bis” che, potrebbe passare all’interno del Parco delle Groane(8).
Ci vorrà del tempo nel migliorare il trasporto pubblico alla luce degli insegnamenti della pandemia, e quindi la mobilità sostenibile, ma quello che bisogna assolutamente evitare è lasciarsi andare a facili soluzioni, mediamente pensate non meno di 20 anni prima.
In conclusione, la salvaguardia e valorizzazione di ogni area verde, istituzionale o meno, devono essere perseguite ad ogni costo. Ogni cittadino lombardo ha meno di 0,1 ettari di foresta pro-capite(9), la direzione da seguire d’ora in poi non deve certo essere quella dell’asfalto e del cemento.
BIBLIOGRAFIA
- P. Song et al. Cytokine Storm Induced by SARS-CoV-2, Clinica Chimica Acta (2020), doi: https://doi.org/10.1016/j.cca.2020.06.017
- Varga Z et a., Endothelial cell infection and endothelitiis in COVID-19. Lancet. 2020 May 2;395(10234):1417-1418. doi: 10.1016/S0140-6736(20)30937-5
- Munzel T et al. Effects of gaseous and solid constituents of air pollution on endothelial function. European Heart Journal 2018;39:3543-3550 doi:10.1093/eurheartj/ehy481
- Robertson S, Miller MR. Ambient air pollution and thrombosis. Part Fibre Toxicol. 2018 Jan 3;15(1):1. doi: 10.1186/s12989-017-0237-x
- Fattorini, D., Regoli, F., Role of the chronic air pollution levels in the Covid-19
outbreak risk in Italy, Environmental Pollution (2020), doi: https://doi.org/10.1016/j.envpol.2020.114732. - Comunian S, et al. Air Pollution and COVID-19: The Role of Particulate Matter in the Spread and Increase of COVID-19’s Morbidity and Mortality. Int J Environ Res Public Health 2020, 17, 4487
- X. Wu et al. Air pollution and COVID-19 mortality in the United States: Strengths and limitations of an ecological regression analysis. Sci. Adv. 6, eabd4049 (2020).
- “La Provincia” di Como, 15 ottobre 2020, pagina 41
- Roviello V et al. Lower COVID‑19 mortality in Italian forested areas suggests
immunoprotection by Mediterranean plants. Environ Chem Lett 2020 Aug 14;1-12. doi: 10.1007/s10311-020-01063-