Esattamente il 3 giugno di 10 anni fa i cittadini di Como iniziarono la raccolta differenziata.
La “svolta” aveva radici in una “delibera di indirizzo” che dai banchi della minoranza avevo proposto e fatto approvare dal Consiglio comunale. In questo modo, dopo anni di inerzia sul tema da parte delle Giunte che si erano succedute, la strada veniva imboccata.
In seguito, nel 2012, gli avvenimenti mi chiamarono a guidarne i passaggi operativi nel ruolo di assessore all’ambiente del Comune di Como.
Molti ricorderanno i partecipatissimi incontri, 32 in tutto, organizzati in sale civiche, cinema e oratori per illustrare alla cittadinanza ciò che avremmo dovuto insieme realizzare. Si trattava, infatti, di una grande impresa collettiva, attesa e desiderata.
Declinai con garbo l’invito a iniziare in modo graduale e optai per un avvio della raccolta differenziata contemporaneamente su tutto il territorio comunale. Fu un nuovo inizio.
Furono solo pochi i giorni di assestamento. La risposta, come mi aspettavo, fu straordinaria a dimostrazione che il coinvolgimento, la consapevolezza e l’informazione sono assai più efficaci della minaccia di sanzioni.
I risultati apparvero evidenti già in quel secondo semestre del 2014 per poi consolidarsi nell’anno successivo (2015). La città ricevette un premio, consegnatomi a Roma, come capoluogo virtuoso.
Due sono i dati che mi piace ricordare:
– la riduzione drastica della fattura per l’incenerimento dei rifiuti indifferenziati nel termovalorizzatore che passò da 2.710.000 € per l’anno 2012 a 1.200.000 € per l’anno 2017 (anno in cui conclusi il mio mandato)
– il contenimento della TARI, certificato dall’indagine di Federconsumatori nel 2017; la classifica a partire dalla città con la Tari più alta collocava Como al 90° posto.
Negli anni successivi, con altre giunte, i passi in avanti sono stati modesti e la raccolta differenziata è cresciuta troppo lentamente rispetto a quanto una progettualità efficace avrebbe preteso.
Restano alcune ombre.
Non è stata avviata la tariffazione puntuale, ovvero gli accorgimenti che permettono di attribuire il costo dei rifiuti onerosi (organico e indifferenziato) in proporzione a chi lo produce, come avviene in molte località, premiando così i comportamenti virtuosi. Questa scelta, che ancora una volta ebbi a sostenere negli anni passati dalla minoranza insieme al consigliere del M5S, avrebbe permesso che i rifiuti “organico” e “indifferenziato” fossero più correttamente attribuiti tra utenze domestiche e imprese, con effetti di contenimento dello spreco alimentare.
Proprio in questi giorni sono in distribuzione ai cittadini i sacchi per le diverse raccolte (non sono un omaggio ma pagati attraverso la TARI).
Ho dovuto, purtroppo, osservare che per la raccolta del rifiuto organico ai cittadini vengono proposti sacchetti in bioplastica in alternativa ai sacchetti di carta. Come ho già avuto modo di spiegare in più occasioni, la scelta del sacchetto di carta riciclata è la vera scelta di avanguardia. Per approfondire le argomentazioni che motivano la scelta dei sacchetti di carta rimando ad altro specifico articolo (Rifiuto organico in sacchetto di carta. Perché? – Civitas – Progetto Città).